«Ora vediamo come funzionano i teoremi che ti ho raccontato la volta scorsa, prendendo come esempio la costruzione del pentagono. Prima, però, serve un altro teoremino algebrico».
«Uffa».
«Che riguarda il famoso legame tra le radici e i coefficienti di un'equazione di secondo grado».
«Non ne avevamo già parlato?».
«Sì, ora generalizziamo».
«Andiamo bene».
«Prendiamo un'equazione di grado n, e per comodità facciamo in modo che il coefficiente del termine di grado massimo sia uguale a 1».
«Se non lo è, possiamo sempre dividere tutti i termini per quel valore».
«Proprio così. Scriviamo l'equazione in questo modo: xn+a1xn-1+a2xn-2+…+an = 0».
«Bleah».
«E indichiamo con r1, r2, …, rn le sue radici, eventualmente multiple, eventualmente complesse».
«D'accordo».
«Allora, il teorema dice questo: la somma di tutte le radici è uguale a -a1».
«Come nel caso del secondo grado: avevamo indicato il coefficiente di x con -S, cioè la somma cambiata di segno».
«Giusto, anche se qui non stiamo parlando del coefficiente di x, ma di xn-1».
«Ah, ok».
«Il teorema va avanti, e dà un significato a tutti i coefficienti. Per esempio, la somma di tutti i prodotti del tipo rirj, con i minore di j, è uguale a a2».
«Uhm».
«La somma di tutti i prodotti del tipo rirjrk, con i minore di j e di k, e j minore di k, è uguale a -a3».
«Vedo che questi a hanno i segni alterni, è così sempre, andando avanti?».
«Esatto, i segni sono sempre alterni, e si parte dal segno meno. Ogni coefficiente si ottiene sommando tutti i prodotti ottenuti moltiplicando tra loro due, tre, quattro radici, e così via».
«Alla fine cosa ho?».
«L'ultimo termine è un unico prodotto, di tutte le radici, che è uguale in valore assoluto a an. Il segno dipende dal valore di n: se è pari, il segno è positivo, altrimenti è negativo».
«Ok, non conoscevo questa generalizzazione».
«Infatti, a scuola non si spiega. Finalmente siamo pronti per vedere un esempio concreto, il pentagono».
«Oh, bene».
«Per prima cosa, rappresentiamo le radici dell'equazione x5-1 = 0 in questo modo: 1, R, R2, R3, R4».
«Ricordo che avevamo parlato di questa notazione. Avevi anche detto che queste radici formano un gruppo».
«Ottimo. Ora le accoppiamo in questo modo:».
y1 = R+R4,
y2 = R2+R3.
«Perché in questo modo?».
«Osserva la figura: gli accoppiamenti sono fatti tra radici che hanno la stessa parte reale, e parte immaginaria opposta».
«Sono radici complesse coniugate, vero?».
«Esatto, si chiamano così. Se le sommi, sparisce la parte immaginaria e rimangono solo numeri reali».
«Ah, ecco. Quindi i nostri y sono numeri reali, bene».
«Ora prova a calcolare la somma y1+y2».
«Dovrebbe risultare R+R4+R2+R3».
«Quanto fa?».
«Boh, come faccio a saperlo?».
«Guarda quello che hai sommato: sono tutte le radici dell'equazione iniziale, tranne quella uguale a 1».
«E quindi?».
«E quindi sono le soluzioni dell'equazione ciclotomica».
«Non vorrei ripetermi, ma quindi questo a cosa mi serve?».
«Se sostituisci R al posto di x nell'equazione ciclotomica del pentagono, cosa ottieni?».
«Uhm, viene R4+R3+R2+R+1 = 0. Ehi, ho capito, se porto 1 a destra dell'uguale, ottengo che la somma che voglio calcolare è uguale a -1».
«Molto bene, quindi y1+y2 = -1. Ora prova a calcolare il prodotto y1y2».
«Pronti. Mi viene R3+R4+R6+R7. Non mi piace».
«Ricordati quello che abbiamo detto sulle radici dell'unità. Quanto fa R6?».
«Dovrebbe essere uguale a R, funziona come le lancette dell'orologio, mi ricordo».
«Benissimo. E quanto fa R7?».
«R2. Ma allora il prodotto risulta uguale alla somma, sempre -1».
«Sì. Quindi il nostro problema diventa: trova due numeri y1 e y2 la cui somma sia uguale a -1 e il cui prodotto sia ancora uguale a -1».
«Mi basta la regola delle equazioni di secondo grado, non ho bisogno della tua generalizzazione».
«Per questo esempio, no. Per il prossimo sì: allora, che equazione devi risolvere?».
«Questa: y2+y-1 = 0».
«Che è una equazione irriducibile di secondo grado, quindi possiamo costruire con riga e compasso le sue soluzioni. Da lì, sappiamo trovare tutti gli R, e quindi il pentagono è costruibilie».
«Ma questo lo sapevano fare anche i greci, senza equazioni ciclotomiche».
«Già. E noi, utilizzando un altro metodo più complicato, abbiamo ottenuto lo stesso risultato. Non è meraviglioso che tutto torni?».
«Tu non sei normale».
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