martedì 9 novembre 2010

Neal Stephenson — Anathem

Versione breve: leggetelo, è bellissimo.

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Versione lunga: per prima cosa, non leggete i commenti in seconda e in quarta di copertina, sono pieni di spoiler.

Detto questo, provo a spiegare che cosa sia questo romanzo, senza rivelare niente. È stato diviso in due volumi per comodità della casa editrice, suppongo, ma l'originale è uscito in un volume unico. La copertina della versione inglese mostra il profilo di quello che sembra essere un monaco nell'atto di salire una scala, ma il nerd che è in noi non può fare a meno di notare l'analemma che è sovrapposto al nome dell'autore.

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Le due copertine della versione italiana non sono, invece, molto significative. Vabbè, ringraziamo la Rizzoli comunque per aver tradotto quest'opera, anche se non potrà mai essere perdonata per non aver tradotto il terzo volume del Ciclo Barocco.

Neal Stephenson è un genio: riesce a scrivere opere coinvolgenti e per niente banali, in cui mescola stili diversi che rendono difficile la classificazione dei suoi romanzi. Questo, per esempio, in una prima approssimazione potremmo definirlo di fantascienza.

Quello che sto per dire viene spiegato nella prefazione, scritta dall'autore, o nelle prime pagine del libro, quindi potete leggere tranquillamente.

In un mondo che assomiglia alla terra, ma che non è la terra, scienza e tecnologia sono tenute il più possibile separate. Gli uomini di scienza, i pensatori, gli studiosi (chiamati avout nella lingua di quel mondo) vivono in strutture che assomigliano a monasteri: sono circondati da mura, sono separati dal mondo esterno, e non hanno comunicazione con esso. Sono perlopiù autosufficienti anche se, in qualche raro caso, è necessaria la consulenza o l'opera di qualche esperto esterno. Questi monasteri si chiamano mat (in originale, math). Il mondo matico è separato dal mondo esterno nel senso che nessuno, di regola, può attraversare le mura e andare nell'altro mondo. Esistono però gradi di separazione diversi: il gruppo degli unariani, per esempio, vive in mat i cui cancelli vengono aperti una volta all'anno, per dieci giorni. Durante quella specie di capodanno gli avout possono uscire e visitare il mondo esterno, e analogamente gli esterni (detti extramuros) possono visitare il mat. I decenariani, invece, aprono le loro porte solo ogni dieci anni. I centenariani addirittura ogni cento anni, per non parlare dei mitici millenariani che, finora, hanno aperto le loro porte solo tre volte.

Una piccola parentesi sulla lingua: dice l'autore che i neologismi che si trovano nel libro sono delle specie di traduzioni dalla lingua originale del mondo in cui è ambientata la storia all'inglese (e, per noi, dall'inglese all'italiano). Sono parole che sono state create in modo da dare al lettore delle suggestioni, delle sensazioni.

Per esempio, l'insieme dei giganteschi edifici (mat) che accolgono i vari avout, suddivisi per gruppi (unariani, decenariani, eccetera) si chiama concento. Ci ho messo una cinquantina di pagine per cogliere la doppia analogia con convento e con concentramento. In effetti questa faccenda dei neologismi all'inizio mi ha dato un po' fastidio, temevo che avrei subito dimenticato il significato e che non avrei capito niente nella lettura. Non è così, invece: dopo un po' ci si immerge nel mondo e sembra di essere a casa propria.

Bene, questo è l'inizio. Non vado avanti ulteriormente per non rivelare nulla della trama. Però posso ugualmente provare a spiegare perché questo libro mi è piaciuto.

Per esempio, è un libro sul platonismo.

Vi è piaciuto Godel, Escher, Bach. Un'eterna ghirlanda brillante, di Hofstadter? Siete rimasti affascinati dalle tecniche tipografiche/sintattiche di elaborazione dei teoremi dell'aritmetica? Del fatto che le cose funzionino anche senza la necessità che le stringhe dell'aritmetica abbiano un significato reale? Vi siete magari detti che non è vero, che quelle cose lì un significato ce l'hanno? Vi siete spinti, addirittura, a pensare che gli oggetti matematici possano avere un'esistenza reale?

Magari avete letto anche La mente nuova dell'imperatore, di Roger Penrose, il quale la pensa in modo oserei dire opposto rispetto a Hofstadter? E che suggerisce il fatto che la nostra coscienza sia legata alle strane proprietà che ci vengono raccontate dalla meccanica quantistica?

E, a proposito di meccanica quantistica, come vi ponete rispetto all'interpretazione a molti mondi?

Stephenson riesce ad inserire tutte queste cose in un romanzo che, comunque, rimane di fantascienza. Con, in alcuni momenti, un po' di sapore steampunk.

A poco a poco si capirà perché, in passato, è stato necessario separare il mondo matico da quello prassico (cioè gli scienziati dai tecnici), e si esploreranno le conseguenze di questo fatto. E basta così, non voglio raccontare di più.

Leggetelo, che è bello.

8 commenti:

Juhan ha detto...

Sono a pagina 200 circa. Per adesso sono dell'idea che un buon editor (e Neal non ce l'ha mai avuto) avrebbe ridotto il tutto a 5 +/- 2 pagine, salvo inserire flashback in seguito.
Un'altra cosa che manca secondo me: nel Ciclo Barocco i capitoletti erano scritti come li vedeva il protagonista, quindi con stile molto diverso se c'era Bobby, Elisa, il dr. Leibniz, Waterhouse, ... cosa che consentiva al nostro a una polifonia (lo so che non si dice così) acchiappante (idem) al massimo (idem). Qui è molto più piatto e noioso e le "definizioni" non ho ancora capito a cosa servono. Ma insisto, altri che l'hanno letto in versione originale dicono che dopo la metà tutto trova un senso.
Avrei da ridire anche sui neologismi: la "nuova materia" dopo millenni non dovrebbe avere un nome commerciale? tipo nylon o velcro, tanto per intenderci. E non credo sia da imputare alla traduttrice, anche se prima o poi una scorsa alla versione inglese glie la voglio dare.
GEB di DRH? certo che lo conosco: colpa sua se ho speso la mia vita sui computer. E colpa sua se ancora oggi uso il Lisp, o derivati.
Ma quello che proprio non mi va è l'atmosfera da convento di clausura del Mynster, con tanto di inquisitori e punizioni assurde, peggio di quelle della chiesa cattolica.
La pubblicità italiana ricorda che Neal è l'autore di Cryptonomicon (esaurito!!!) e si dimentica tutto il resto. In particolare Snowcrash ma anche In the Beginning (lo trovate free, anche sul sito di Neal, è un po' vecchiotto ma merita, davvero).

Chiedo scusa per lo sfogo :-(

zar ha detto...

Credo che la traduzione sia stata un po' "tirata via", soprattutto nel secondo volume: si poteva fare di meglio (ci sono anche errori banali di ortografia (certo che per non correggere cose come "stonzaggine" ci vuole una certa attenzione :-) )).

In lingua originale la nuova materia è semplicemente "New Matter"...

Non ti piace l'ambientazione del Mynster? A me molto, ma (piccolo spoiler) poi cambia.

Per quanto riguarda le 5 +- 2 pagine, non so... la storia procede lentamente all'inizio, anche per farti ambientare con il nuovo mondo, io l'ho apprezzato. Ma forse perché l'atmosfera del concento mi piaceva.

Juhan ha detto...

Se posso commenterò ancora in futuro, con il procedere della lettura (lenta). Dovo la mia nota mi sono venute in mente un pacco di altre cose, come Qwghlm, quella sì che era un'idea!
Il concento: è opprimente, secondo me (soffro di claustrofobia). E poi dai la matematica che si insegna oggi non è più quella che ho studiato io e non sono un millenario. E anche i creativi si sono evoluti: quanti new-agisti ti tirano in ballo la quanto-qualcosa, spesso con l'astrologia e ripudiando logica, matematica, evoluzione, scienza classica.
E B16 dice che ci vuole la teologia, suma bin ciapà!

zar ha detto...

Ma la matematica che si insegna oggi non è quella di un tempo perché nel frattempo se ne è sviluppata altra all'interno dei mat...

(Comunque Cryptonomicon rimane insuperabile, sì)

Juhan ha detto...

Sono stato disturbato e la frase sulla mate è rimasta a metà. Il senso voleva essere che sulla Terra le cose cambiano molto più in fretta di Arbre. Uno dei miei modelli ispiratori, Archimede, non riuscirei a leggerlo in lingua originale; in effetti non l'ho mai letto neanche tradotto.

zar ha detto...

Ah, ok. Forse su Arbre riusciresti a leggerlo, perché non avresti altro da fare tutto il giorno? Non so.

O forse Neal Stephenson è più prassico che matico...

Piscu ha detto...

già un po' di tempo fa avevo pensato di acquistarlo su amazon in lingua originale. credo che lo farò, Stephenson mi si è già rivelato come un ottimo autore.

Juhan ha detto...

L'ho finito (da qualche giorno) ma solo perché ci avevo investito circa 30 euri (piccolo sconto da Feltrinelli per chi ha la tessera). Adesso do a Neal un'ultima possibilità: scriva qualcosa come faceva nel periodo da Snowcrash al Ciclo Barocco per non più di 250 pagine, senza troppi dialoghi e senza neologismi insensati o tra noi è finito tutto. Tanto sono indietro con millemila miriadi su un pacco di cose.