Osservai la luna ma, vabbé, la luna si vede anche a occhio nudo. Ok, si vedeva molto ingrandita, ma niente di più: non rimasi molto impressionato. Il secondo telescopio invece mi lasciò a bocca aperta: c'era Giove, ed era inequivocabilmente Giove, perché riuscii a vedere la macchia rossa.
Il terzo, poi, mi stese: Saturno. C'erano gli anelli! Erano veri, li potevo osservare coi miei occhi. Per me era una cosa incredibile.
In seguito, durante il liceo, un compagno di classe mi prestò un libro divulgativo sull'astronomia, scritto da Isaac Asimov: non ricordo più il titolo, e non riesco a trovarlo in rete, forse era questo (lo stesso compagno mi prestò anche tre libri che lui diceva essere bellissimi, li aveva chiamati Trilogia della Fondazione, sempre di Asimov, ma questa è un'altra storia). Bé, cavoli, supernove, nane bianche, stelle di neutroni, limiti di Chandrasekar: che meraviglie.
Mi interessai sempre di più alla materia, cominciai a leggere Le Scienze, mi tenevo informato. Per un po' di tempo meditai anche di iscrivermi alla laurea in astronomia, ma poi scelsi matematica (in seguito, per un tempo ancora più breve pensai se prendere una seconda laurea in astronomia, ma poi tornai coi piedi per terra).
Quando iniziai a insegnare, capitai in una scuola molto fornita di libri di astronomia, e cominciai a prenderli in prestito. Direi di essermi letto l'opera omnia di Hawking, affascinato dalle sue spiegazioni sui buchi neri (e sulla loro evaporazione, roba da matti).
Poi, nella mia ingenuità di giovane sposo che deve mettere su casa, caddi nella trappola di uno dei vari cosiddetti club di editori, quella gente che ti offriva libri in abbonamento a basso prezzo. Dato che era necessario acquistare un numero minimo di libri all'anno, e dato che molti libri non mi interessavano, capitai quasi per caso su questo libro:
George Smoot, Nelle pieghe del tempo, Mondadori.
Si tratta di un libro che racconta di come sia stato possibile scoprire le fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo: i semi che hanno poi dato origine alle galassie, agli ammassi, e a tutta quella roba che c'è la fuori. Grazie a questi studi Smoot ha anche vinto il premio Nobel.
Questa per me era roba nuova, che non avevo mai letto prima: l'astronomia faceva passi avanti, e io la stavo seguendo.
Qualche anno fa sono poi capitato su un altro libro, di cui ho già parlato (andando a rileggermi, mi accorgo di essere come quei vecchietti che ripetono sempre le stesse cose, anche là ho parlato delle mie meditazioni riguardanti il corso di laurea in astronomia. Povero me): La musica del Big Bang, scritto da Keplero, cioè Amedeo Balbi. Che ha lavorato proprio con George Smoot.
Ora Amedeo ha scritto un nuovo libro, Il buio oltre le stelle.
Che ci racconta delle ultime novità nel campo della cosmologia, che si possono riassumere in guardate che c'è ancora molta strada da fare. Perché da un lato è incredibile quello che riusciamo a sapere sull'universo standocene qui, inchiodati sulla terra. Dall'altro sappiamo anche che tutto quello che vediamo è circa un misero 5 per cento di tutto ciò che ci dovrebbe essere. Sul restante 95 per cento possiamo fare solo ipotesi, senza nessuna prova sperimentale.
Materia oscura ed energia oscura: oggi sono questi i principali campi di indagine della cosmologia. Perché, come dice la quarta di copertina:
Tutta la storia dell'astronomia, in fondo, altro non è che una lunga lotta dell'uomo contro l'oscurità.
2 commenti:
Ammetto di essermi ritrovato nel giovane zar: anch'io avevo un compagno di scuola che spacciava quella roba lì. Scommetterei che il libro di Asimov di cui parlavi è questo.
Uuuuh, potrebbe essere proprio quel libro lì!
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