venerdì 29 dicembre 2006

Rivelazioni

Oggi ho scoperto che alle medie insegnano che radice-di-quattro è uguale a più-o-meno-due. Perché nessuno me lo ha mai detto?

mercoledì 27 dicembre 2006

java gotchi

Premessa 1. Questo post è stato ispirato da una tipica domanda da studente: “Prof, ma a cosa ci serve questo argomento nella vita?”.

Premessa 2. In questi giorni gira per casa, in mano ai miei figli, un Tamagotchi.

Nell'estate del 1997 mi trovavo in vacanza in un posto isolato dal resto del mondo. Ora, i giovani d'oggi non sanno bene cosa ciò significhi, visto che tutti possiedono almeno un cellulare. Allora, invece (mi sembra di parlare di secoli fa, povero me), di cellulari ne esistevano pochi, noi ne avevamo appena comprato uno, il primo. Quando dico “noi” intendo il gruppo di cinque persone che era via in vacanza, ovvero due famiglie, cioè la mia e quella dei miei genitori. E quel cellulare lo si usava pochissimo, a causa delle tariffe esose dell'epoca. Il fatto che un bimbetto che vedevo girellare avanti e indietro sulla battigia sia ora un mio studente è un puro e fortuito caso.

Bene, in questo clima di isolamento io ero un po' confortato dal fatto che un amico mi aveva prestato un computer portatile, col quale potevo giochicchiare.

Il 1997 è stato anche l'anno in cui il primo Tamagotchi si è diffuso in Italia. E io credo di averne avuto in mano uno per un po' di tempo, ma non ricordo come e perché (presumo che lo avesse mia sorella, ma non ricordo assolutamente).

Infine, nel 1997 cominciò a diffondersi anche il linguaggio di programmazione Java.

Mettendo insieme tutti questi elementi, che potrebbe scaturire dalla mente di un poveraccio a cui non piace il mare (ma ci sta per quasi un mese perché fa bene al piccolo appena nato), a cui piace fare cose al computer, a cui piacerebbe imparare la filosofia della programmazione ad oggetti?

Ecco come è nato il Javagotchi, ovvero il clone del Tamagotchi per computer, scritto in Java, rigorosamente ad oggetti.

Anzi, il linguaggio non era nemmeno il Java, ma un linguaggio di livello ancora più alto, il NetRexx, una variante del REXX scritta in Java e in grado di produrre codice oggetto Java (siamo agli apici dell'astrazione). Facilissimo da usare e potentissimo: in poco tempo ho imparato a gestire gli oggetti (cioè il pulcino del Tamagotchi), i thread (cioè le varie sezioni del programma che controllano come sta il pulcino, cosa fa, se ha bisogno, se dorme, se vuole giocare), le eccezioni, i bottoni, le finestre. Una cosa bellissima. E totalmente inutile.

A ricordo di quel programma (che ora non funziona nemmeno più, da allora sono uscite nuove versioni del Java, e il codice andrebbe aggiornato) appiccico qua sotto l'inizio della descrizione della classe pulcino:


class pulcino extends frame

properties public

vivo = boolean 1 -- sono vivo? All'inizio si'...

btn = button('Stato')
btn2 = button('Exit')
bmangia = button('Mangia')
babout = button('About')
bMed = button('Medicina')
bGioco = button('Gioco')
bSgrid = button('Sgridata')
bCara = button('Caramella')
bBagn = button('Bagnetto')

fame = 100 -- varia da 100 (sazio) a 0 (morto di fame)
-- se scende sotto i 50 il pulcino vuole mangiare,
-- altrimenti si arrabbia e si ammala

salute = 100 -- varia da 100 (perfetta salute) a 0 (schiattato)
-- se scende sotto i 50 il pulcino deve essere curato,
-- altrimenti si arrabbia e si ammala ancora di piu'

gioia = 100 -- varia da 100 (in estasi) a 0 (morto di disperazione)
-- se scende sotto i 50 il pulcino deve giocare, altrimenti
-- si arrabbia ancora di piu'.

disciplina=100 -- varia da 100 (completamente disciplinato) a 0
-- (da carcere). Non fa variare i precedenti valori

capriccio=boolean 0 -- bisogno inesistente

cacchina=boolean 0 -- hai fatto la cacchina?

sabato 23 dicembre 2006

Arriva l'estate

Da ieri le giornate hanno iniziato ad allungarsi.



E il sole ha superato il punto più basso dell'analemma (o della lemniscata, pare che siano la stessa curva, ma non ne sono molto sicuro).

giovedì 21 dicembre 2006

Olimpiadi

Ma non le solite olimpiadi della matematica. Ho scoperto che esistono anche quelle dell'astronomia.

Alta didattica

“Prof, ma radice-di-tre più radice-di-tre fa radice-di-sei?”.

“C'è qualche regola che ti dice che si può fare tre più tre?”.

“Mmmh, no?”.

“No”.

“Allora come si fa?”.

“Quanto fa una caramella più una caramella?”.

“Prof, non ci prenda in giro!”.

“Non ti sto prendendo in giro. Dimmi quanto fa una caramella più una caramella?”.

“Due caramelle”.

“Benissimo! E allora, una radice-di-tre più una radice-di-tre?”.

“Ahh! Due radice-di-tre!”.

“Vedi? Non era difficile”.

“Prof, poteva dirci subito l'esempio delle caramelle!”.

Seconda superiore, sedici anni...

Alta didattica

“Prof, ma radice-di-tre più radice-di-tre fa radice-di-sei?”.

“C'è qualche regola che ti dice che si può fare tre più tre?”.

“Mmmh, no?”.

“No”.

“Allora come si fa?”.

“Quanto fa una caramella più una caramella?”.

“Prof, non ci prenda in giro!”.

“Non ti sto prendendo in giro. Dimmi quanto fa una caramella più una caramella?”.

“Due caramelle”.

“Benissimo! E allora, una radice-di-tre più una radice-di-tre?”.

“Ahh! Due radice-di-tre!”.

“Vedi? Non era difficile”.

“Prof, poteva dirci subito l'esempio delle caramelle!”.

Seconda superiore, sedici anni...

giovedì 14 dicembre 2006

Algologa

L'argomento spiegato oggi in terza mi ha fatto venire in mente una vicenda accaduta qualche anno fa. Incontrai un mio ex-studente del biennio, e gli chiesi come se la passasse con i nuovi insegnanti.

“Mah, prof”, mi disse,“abbiamo iniziato un argomento nuovo, ma non l'ho mica capito tanto”.

“Che argomento?”, domandai.

“Gli algoritmi”.

“Algoritmi? In matematica? Che algoritmi?”.

“Come che algoritmi? Quanti ce ne sono?”.

“Bè, tanti. Prova a dirmi a cosa servono, così scopriamo che algoritmo avete fatto”.

“Boh, so che ci sono delle potenze, poi bisogna trovare l'esponente, non so molto...”.

“Asino! Non sono gli algoritmi, sono i logaritmi!”.

“Ah, sì. Bè, non è la stessa cosa?”.

lunedì 11 dicembre 2006

Chi comanda qua?

“Forza maggiore? Sono tua moglie, e sono io l'unica tua forza maggiore!”.

(La moglie di Lucius Best, dal film Gli Incredibili. O una moglie qualsiasi, in un momento qualsiasi.)

sabato 9 dicembre 2006

Triade

Mathematics is one of the essential emanations of the human spirit, a thing to be valued in and for itself, like art or poetry.

Oswald Veblen (1924).


L'autore di questo pensiero profondo è un matematico, famoso per aver dimostrato un teorema tanto facile da enunciare quanto difficile da dimostrare, il teorema della curva di Jordan.

Qui si può vedere la citazione di Veblen scritta a mano da Hermann Zapf, artista della calligrafia, creatore di una marea di font che quasi sicuramente si trovano installati sui nostri computer.

L'immagine proviene dal sito di Donald Ervin Knuth, mio personale mito, di cui abbiamo già parlato.

mercoledì 6 dicembre 2006

Modelli

Quando ero bambino, sugli autobus vedevo spesso un piccolo cartello che diceva: “Vietato sputare per terra”. E mi dicevo: chi sarà mai così rozzo da sputare per terra su un autobus? Col passare del tempo quei cartelli sono spariti, infatti.

Ora questa barbara usanza si sta diffondendo di nuovo tra i giovani: vedo spesso ragazzi che, per strada, sputazzano in terra disinvoltamente. Pare, mi dicono, che questa nuova moda stia prendendo piede perché gli attuali modelli di vita del ragazzo medio, e cioè i calciatori, sputano ad ogni occasione.

Bene, oggi abbiamo raggiunto l'apice. Uno studente, un po' infastidito da qualcosa che gli si rigirava per la cavità orale, ha aperto la finestra e si è, come dire, liberato. Il fatto che proprio sotto si trovasse un operaio intento nel proprio lavoro non lo ha fermato. Per fortuna l'operaio si è calmato prima di commettere l'irreparabile.

(Io, il calcio, lo abolirei)

martedì 5 dicembre 2006

Attori in erba

Oggi ho sgridato un po' (molto) una studentessa di seconda, che chiameremo Lidia Sensibile, perché quest'anno non studia, mentre l'anno scorso studiava di più. Lei ci è rimasta male e ha fatto il mescolo.

Io che, in fondo in fondo (ma proprio in fondo), un po' sensibile lo sono (nonostante i 2 che piazzo sul registro, perché quando ci vuole, ci vuole, e se uno si è meritato un 2, se lo tiene ben stretto), ho deciso che prossimamente la farò recitare.

Ma non posso rivelare ancora cosa reciterà. Sarà un breve brano tratto da un libro: lei farà la parte di una scienziata, specializzata in glaciologia, e parlerà di numeri.

(Lo so, alla fine del brano lui chiede a lei di baciarla, mi toccherà trovare anche un interprete maschile per questa brevissima parte. Ma ho già in mente qualcuno.)

lunedì 4 dicembre 2006

sabato 2 dicembre 2006

Bastone platonico

Sarà il divario generazionale, sarà la contrapposizione tra l'età degli insegnanti, che avanza sempre, e l'età degli studenti, che rimane sempre costante (accidenti a loro), sta di fatto che La Scuola (ente astratto, idea platonica) si lamenta sempre perché Gli Studenti (ente astratto collettivo, idea platonica) non sono più come erano Una Volta (ente astratto, idea platonica).

Sono meno impegnati, più disinteressati, meno concentrati, hanno una scala di valori diversa da quella che avevano Gli Studenti di Una Volta (soprattutto I Genitori (ente astratto, idea platonica) hanno scale di valori diverse, a dirla tutta).

Poi arrivano i ricevimenti dei Genitori, e gli enti astratti escono dal loro mondo ideale e si concretizzano davanti a te, mostrando tutte le loro particolarità, i loro caratteri distintivi, i loro problemi, le loro aspettative. In particolare, un paio di giorni fa si sono concretizzati davanti al consiglio di classe (e a me, che sono il coordinatore, ahimè) gli enti astratti Genitori e Studenti di seconda. Sono diventati enti concreti, materiali, bastonabili. E sono stati bastonati abbondantemente (credevamo noi, poveri insegnanti illusi) riguardo al loro comportamento intollerabile.

“Noi entriamo in classe molto volentieri”, dicevamo ai genitori, “sono studenti molto simpatici, in questa classe si sta bene”. Pausa. “Però...” - questo è un Discorso Standard, c'è sempre un “però” che rovina tutto - “però non ne possiamo più”, e giù a raccontare della fatica che si fa per farli stare buoni, per farli mettere a sedere, per fare l'appello, per fare lezione.

Quello che succede di solito, in seguito, è che per almeno una settimana gli studenti si mettono buoni, si ricordano delle sgridate, cercano di stare in silenzio, diventano più educati, si ricordano magari delle minacce fatte loro dai genitori la sera del ricevimento generale.

Ma allora, cosa deve dire un insegnante che, dopo essere entrato in classe ed avere annunciato che ciò che avrebbe spiegato sarebbe stato causa di un sacco di insufficienze in una futura verifica (“quindi state attenti, aprite le orecchie e fate silenzio!”), impiega un'ora intera per spiegare un unico concetto?

Un'ora intera di caos totale per colpa di questa formula:

radice di a quadrato uguale modulo di a