martedì 6 febbraio 2007

Smilla

Come promesso tempo fa, oggi abbiamo fatto un po' di recitazione in classe.

Personaggi:

  • Lei: Smilla, figlia di eschimesi, nata in Groenlandia, ora vive in Danimarca. È esperta di glaciologia, campo nel quale lavora. Soffre di claustrofobia, sta indagando sulla morte di un amico che le pare sospetta, è appena stata minacciata di essere rinchiusa in un piccolo locale se non termina al più presto le sue indagini.

  • Lui: “Il meccanico”, ha conosciuto da poco Smilla, se ne è innamorato, vuole aiutarla.

  • Voce narrante: è Smilla, scrive in prima persona.


Interpreti:
  • Lei: Lidia Sensibile

  • Lui: Matteo Ciprovo

  • Voce narrante: Sara Nonmidiadieci.


Dal libro di Peter Høeg Il senso di Smilla per la neve, Mondadori.

Prepara da mangiare.
È una regola che nelle case dove ci si trova a proprio agio si finisce in cucina. A Qaanaaq ci abitavamo. Qui mi accontento di stare sulla porta. È vero che la cucina è spaziosa. Ma lui la riempie da solo.
Ci sono donne che sanno fare il soufflé. Che casualmente hanno una ricetta del parfait al caffè infilata nel reggiseno sportivo. Che sono capaci di farsi da sole la torta nuziale con una mano e preparare una bistecca Nossi Bé al pepe con l'altra.
Dobbiamo esserne tutti contenti. Purché non voglia dire che noialtre dobbiamo sentirci in colpa se non siamo ancora arrivate a darci del tu con il tostapane elettrico.
Lui ha una montagna di pesce e una montagna di verdure. Salmone, sgombro, merluzzo, diversi tipi di passerine. Due grossi granchi. Code, teste, pinne. Poi carote, cipolle, porri, prezzemolo, finocchio, topinambur.
Pulisce e cuoce le verdure.
Io racconto di Ravn e del capitano Telling.
Mette su il riso. Con cardamomo e anice.
Io racconto delle clausole di segretezza che ho sottoscritto.
Dei rapporti che aveva Ravn.
Lui filtra l'acqua delle verdure e cuoce i pezzi di pesce.
Io racconto delle minacce. Del fatto che possono arrestarmi in qualsiasi momento.
Lui tira su a uno a uno i pezzi di pesce. Me lo ricordo dalla Groenlandia. Quando passavamo molto tempo a fare da mangiare. Il pesce ha punti di cottura molto diversi. Il merluzzo cuoce subito. Lo sgombro ci mette un po' di più, il salmone ancora di più.
«Temo di essere in un vicolo cieco» dico.
Per ultimi i granchi. Li fa bollire al massimo cinque minuti.
In un certo senso sono sollevata dal fatto che non dica niente, che non gridi. Insieme a me è l'unico che sa quanto sappiamo. Quanto ora siamo costretti a dimenticare.
Mi sembra necessario spiegargli il fatto della claustrofobia.
«Sai cosa c'è alla base della matematica?» dico. «Alla base della matematica ci sono i numeri. Se qualcuno mi chiedesse che cosa mi rende davvero felice, io risponderei: i numeri. La neve, il ghiaccio e i numeri. E sai perché?»
Spacca le chele con uno schiaccianoci e ne estrae la polpa con una pinzetta curva.
«Perché il sistema numerico è come la vita umana. Per cominciare ci sono i numeri naturali. Sono quelli interi e positivi. I numeri del bambino. Ma la coscienza umana si espande. Il bambino scopre il desiderio, e sai qual è l'espressione matematica del desiderio?»
Versa nella zuppa la panna e alcune gocce di succo d'arancia.
«Sono i numeri negativi. Quelli con cui si da forma all'impressione che manchi qualcosa. Ma la coscienza si espande ancora, e cresce, e il bambino scopre gli spazi intermedi. Fra le pietre, fra le parti di muschio sulle pietre, fra le persone. E fra i numeri. Sai questo a cosa porta? Alle frazioni. I numeri interi più le frazioni danno i numeri razionali. Ma la coscienza non si ferma lì. Vuole superare la ragione. Aggiunge un'operazione assurda come la radice quadrata. E ottiene i numeri irrazionali.»
Scalda il pane nel forno e mette il pepe in un macinino.
«È una sorta di follia. Perché i numeri irrazionali sono infiniti. Non possono essere scritti. Spingono la coscienza nell'infinito. E addizionando i numeri irrazionali ai numeri razionali si ottengono i numeri reali.»
Sono finita al centro della stanza per trovare posto. È raro avere la possibilità di chiarirsi con un'altra persona. Di norma bisogna combattere per avere la parola. Questo per me è molto importante.
«Non finisce. Non finisce mai. Perché ora, su due piedi, espandiamo i numeri reali con quelli immaginari, radici quadrate dei numeri negativi. Sono numeri che non possiamo figurarci, numeri che la coscienza normale non può comprendere. E quando aggiungiamo i numeri immaginari ai numeri reali abbiamo i sistemi numerici complessi. Il primo sistema numerico all'interno del quale è possibile dare una spiegazione soddisfacente della formazione dei cristalli di ghiaccio. È come un grande paesaggio aperto. Gli orizzonti. Ci si avvicina a essi e loro continuano a spostarsi. È la Groenlandia, ciò di cui non posso fare a meno! È per questo che non voglio essere rinchiusa.»
Sono finita davanti a lui.
«Smilla» dice. «Posso baciarti?»

10 commenti:

Ronkas ha detto...

uuu :°
ci tenga informati prof!

Anonimo ha detto...

noooo...non ci posso credere che ha mantenuto la promessa

zar ha detto...

Io mantengo sempre le promesse (soprattutto quando si tratta di dare dei 2, ma non solo).

Anonimo ha detto...

prof non si potrebbe utilizzare le lezioni di matematica per fare non so, lezione?

zar ha detto...

Quella era una lezione (lo si sarebbe capito, magari, facendo un pochino più attenzione - comunque domani ti interrogo).

sanso ha detto...

salve prof si ricorda di me sono quell'alunno che la tartassa tanto e per farmela pagare mi da solo dei due

zar ha detto...

Va' a studiare, via, che non è mai tardi per cominciare.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

non dia retta a lui qua prof.. il suo è un bellissimo blog.. certo che se alzasse un pò i voti alla 1F...

Anonimo ha detto...

bellisssima interpretazione...sopratutto da parte di LidiaSensibile,in arte Smilla..poi matte è stato scarso, meno male che c'ero io...:)