Qualche giorno fa, in terza:
“Oggi vi spiego qualcosa sulla teoria dei giochi”, dico entrando in classe. Gli sguardi mi dimostrano che nessuno sa di cosa io stia parlando.
“Avete presente il film A beautiful mind?”, riprovo.
“Ah, sì, prof! Bello!”.
“Bene. John Nash era un matematico che ha studiato la teoria dei giochi: ora vi faccio un esempio”. Silenzio, tutti attenti.
“Supponiamo, tanto per fare un esempio, che due studenti abbiano copiato una verifica”. Qualcuno sorride, io ricambio il sorriso, con la coda dell'occhio controllo due particolari studenti. Poi continuo:
“Allora l'insegnante li chiama da parte, e fa una proposta. Ora, dice l'insegnante, vi chiederò se avete copiato la verifica. Se entrambi rispondete di sì, io vi darò una pena lieve. Se uno di voi invece ammette di avere copiato, mentre l'altro nega, io darò un 2 a quello che ha negato, mentre quello che ha detto sì la passa liscia. Se entrambi dite di no, vi faccio rifare la verifica (che non sarà più facile di quella che avete appena copiato). Naturalmente non potete parlarvi per accordarvi sulla risposta”.
Mi volto verso i due studenti che stavo tenendo d'occhio e domando: “Cosa rispondete?”.
Dopo aver cercato di cavillare sul significato della parola copiare (che per uno dei due significava solo ricevere informazioni, e non fornire informazioni) entrambi hanno ammesso la loro colpa.
Oggi ho ripetuto la scenetta in seconda, con due ragazze (le ormai famose Lidia Sensibile e Sara Nonmidiadieci): con loro è stata più dura, hanno avuto più faccia tosta. Ma di fronte a un problema avente una figura completamente sbagliata e una risoluzione perfetta non c'è difesa...
martedì 29 maggio 2007
lunedì 28 maggio 2007
Promemoria
Il prossimo anno mi devo ricordare di intensificare i controlli anticopia durante lo svolgimento delle verifiche di maggio.
sabato 26 maggio 2007
Shodan
Dopo varie vicissitudini, oggi ho dato finalmente l'esame (e sono stato promosso a primo dan).
Schema di dialogo tipico tra una prova e l'altra:
“Allora, come va?”.
“Mi segano”.
“Oh, prof! Come si sta dall'altra parte della cattedra?”.
“Mi segano”.
“Così capisci come stiamo noi studenti quando ci interrogate!”.
“Mi segano”.
“Ma dai! Come sei andato fino ad ora?”.
“Mi segano”.
Schema di dialogo tipico tra una prova e l'altra:
“Allora, come va?”.
“Mi segano”.
“Oh, prof! Come si sta dall'altra parte della cattedra?”.
“Mi segano”.
“Così capisci come stiamo noi studenti quando ci interrogate!”.
“Mi segano”.
“Ma dai! Come sei andato fino ad ora?”.
“Mi segano”.
venerdì 25 maggio 2007
Del corretto uso dell'asciugamano
Mi si chiede cosa io abbia mai fatto a scuola con un asciugamano. Lascio la parola a chi ne ha elencato con così tanta perizia gli usi.
Tratto da Guida galattica per gli autostoppisti, di Douglas Adams. Mi raccomando:
La Guida Galattica per gli Autostoppisti dice alcune cose sull'argomento asciugamani.
L'asciugamano, dice, è forse l'oggetto più utile che l'autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una minizattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.
Ma, soprattutto, l'asciugamano ha una immensa utilità psicologica. Per una qualche ragione, se un figo (figo = non-autostoppista) scopre che un autostoppista ha con sé l'asciugamano, riterrà automaticamente che abbia con sé anche lo spazzolino, la spugnetta per il viso, il sapone, la scatola di biscotti, la borraccia, la bussola, la carta geografica, il gomitolo di spago, lo spray contro le zanzare, l'equipaggiamento per la pioggia, la tuta spaziale, eccetera eccetera. E dunque il figo molto volentieri si sentirà disposto a prestare all'autostoppista qualsiasi articolo di quelli menzionati (o una dozzina di altri non menzionati) che l'autostoppista eventualmente abbia perso. Il figo infatti pensa che un uomo che abbia girato in lungo e in largo per la galassia in autostop, adattandosi a percorrerne i meandri nelle più disagevoli condizioni e a lottare contro terribili ostacoli vincendoli, e che dimostri alla fine di sapere ancora dov'è il suo asciugamano, sia chiaramente un uomo degno di considerazione.
Tratto da Guida galattica per gli autostoppisti, di Douglas Adams. Mi raccomando:
NON LASCIATEVI PRENDERE DAL PANICO.
Duplice ricorrenza
Mi fanno notare che esattamente trent'anni fa uscì (negli Stati Uniti) il primo film della saga di Star Wars (per l'Italia dobbiamo aspettare il 21 ottobre). Lunga vita e prosperità (ehm) al maestro Yoda.
Towel day
In seconda avevo una verifica e quindi ho lasciato perdere. In terza, invece:
“Ragazzi, facciamo un test”.
“Nooo!”.
“Ma non di matematica, niente voto. Una prova”.
“Ah. Vabbè”.
“Osservate: nel mio zainetto c'è un pacco di verifiche”, che estraggo e appoggio sulla cattedra, “poi abbiamo l'agenda, l'astuccio e...”.
“Prof, ma cos'è? Un asciugamano??”
“Già”.
“E perché?”.
“Vediamo se lo sapete. Qualcuno ha qualche idea?”.
Nessuno lo sapeva, sigh. L'ho lasciato come compito per casa.
“Ragazzi, facciamo un test”.
“Nooo!”.
“Ma non di matematica, niente voto. Una prova”.
“Ah. Vabbè”.
“Osservate: nel mio zainetto c'è un pacco di verifiche”, che estraggo e appoggio sulla cattedra, “poi abbiamo l'agenda, l'astuccio e...”.
“Prof, ma cos'è? Un asciugamano??”
“Già”.
“E perché?”.
“Vediamo se lo sapete. Qualcuno ha qualche idea?”.
Nessuno lo sapeva, sigh. L'ho lasciato come compito per casa.
domenica 20 maggio 2007
L'urlatrice
Sara Nonmidiadieci dice che non le piace il nome che le ho affibbiato. Pensavo di sostituirlo con Sara Urlatrice, dato il tono di voce non proprio lieve che di solito usa.
sabato 19 maggio 2007
Weapons of math construction
Dopo aver guardato il filmato, si può andare a provare la calcolatrice qui. Quasi quasi la lascio usare agli studenti durante le verifiche...
venerdì 18 maggio 2007
Sto esagerando?
Oggi sul registro c'era scritto: Lidia Sensibile e Matteo Ciprovo entrano alle 9 e devono giustificare il ritardo. Di fianco ai loro nomi ho disegnato un cuoricino.
In sala insegnanti
(da xkcd - nell'originale l'immagine mostra una scritta, se si lascia il puntatore del mouse fermo: a(b+c)=(ab)+(ac). Politicize that, bitches.)
martedì 15 maggio 2007
È primavera
Una volta alla settimana la seconda si divide: un gruppo va per un'ora in laboratorio di informatica con un altro insegnante, un altro gruppo rimane in classe. L'ora dopo si scambiano.
È il momento delle interrogazioni, delle ri-spiegazioni, dei recuperi, delle domande. E anche delle chiacchiere: essere in pochi crea intimità, e gli studenti parlano di più tra loro. Metà dei banchi è vuota, e tutti si sentono autorizzati a cambiare posto: qualcuno passa in ultima fila e qualcuno si siede davanti alla cattedra. Anche io chiacchiero un po': il gossip attuale riguarda il rapporto esistente tra Lidia Sensibile e Matteo Ciprovo. Lidia ha gli occhi a cuore ogni volta che parla di Matteo, Matteo pare rude e insensibile, ma sotto sotto c'è sicuramente qualcosa. Io devo informarmi.
Oggi poi c'erano le domandine: per raccattare qualche voto in più ho dettato a tutti un paio di domande a cui rispondere su un foglietto, poi ho raccolto le varie risposte e ho cominciato a correggerle. Di solito durante la correzione si formano due punti di accumulazione: uno in fondo all'aula dove si ritrovano quelli a cui ho già corretto le risposte, e uno intorno alla cattedra dove si accalcano quelli che devono ancora sapere com'è andata.
Bene, a un certo punto, durante la correzione di una delle risposte, mi dicono:
“Prof! Lei dice tanto della Lidia, ma guardi un po' la Sara lì davanti!”. Alzo gli occhi e vedo Sara Nonmidiadieci seduta sulle ginocchia di Filippo Belfaccino, che mi guarda in attesa della correzione del suo lavoro.
“Ma insomma, ragazzi, vi pare il luogo per certe effusioni?”.
“Ma cosa dice, prof?”, risponde Sara, “sto solo aspettando che lei corregga la mia domandina! Mi sono seduta qui perché non c'era altro posto”.
“Siccerto”, commenta il coro dei compagni.
“E tu, Filippo, vuoi smetterla di toccarla?”, (ero in vena di scherzare, farei qualunque cosa pur di non correggere verifiche).
“Eh, prof, non so dove mettere le mani!”.
Non hanno ritegno.
È il momento delle interrogazioni, delle ri-spiegazioni, dei recuperi, delle domande. E anche delle chiacchiere: essere in pochi crea intimità, e gli studenti parlano di più tra loro. Metà dei banchi è vuota, e tutti si sentono autorizzati a cambiare posto: qualcuno passa in ultima fila e qualcuno si siede davanti alla cattedra. Anche io chiacchiero un po': il gossip attuale riguarda il rapporto esistente tra Lidia Sensibile e Matteo Ciprovo. Lidia ha gli occhi a cuore ogni volta che parla di Matteo, Matteo pare rude e insensibile, ma sotto sotto c'è sicuramente qualcosa. Io devo informarmi.
Oggi poi c'erano le domandine: per raccattare qualche voto in più ho dettato a tutti un paio di domande a cui rispondere su un foglietto, poi ho raccolto le varie risposte e ho cominciato a correggerle. Di solito durante la correzione si formano due punti di accumulazione: uno in fondo all'aula dove si ritrovano quelli a cui ho già corretto le risposte, e uno intorno alla cattedra dove si accalcano quelli che devono ancora sapere com'è andata.
Bene, a un certo punto, durante la correzione di una delle risposte, mi dicono:
“Prof! Lei dice tanto della Lidia, ma guardi un po' la Sara lì davanti!”. Alzo gli occhi e vedo Sara Nonmidiadieci seduta sulle ginocchia di Filippo Belfaccino, che mi guarda in attesa della correzione del suo lavoro.
“Ma insomma, ragazzi, vi pare il luogo per certe effusioni?”.
“Ma cosa dice, prof?”, risponde Sara, “sto solo aspettando che lei corregga la mia domandina! Mi sono seduta qui perché non c'era altro posto”.
“Siccerto”, commenta il coro dei compagni.
“E tu, Filippo, vuoi smetterla di toccarla?”, (ero in vena di scherzare, farei qualunque cosa pur di non correggere verifiche).
“Eh, prof, non so dove mettere le mani!”.
Non hanno ritegno.
sabato 12 maggio 2007
Vili ricatti
Due studenti (chiamarli studenti è, in realtà, un eufemismo: sono molto poco studenti, e uno di loro si incide delle scritte sul braccio alla moda di Jackass, stile di vita di cui ho imparato l'esistenza pochi minuti fa) mi hanno raccontato che un loro compagno per due volte si è guadagnato una sufficienza facendosi passare il compito in classe. Naturalmente, non mi volevano rivelare il nome. Eravamo fuori dalla scuola, pronti per andare a casa. Io camminavo verso l'auto (per una volta non ero in bicicletta) e loro mi seguivano.
Io ho insistito un po' e loro, pensando forse di propormi un patto che non avrei mai accettato, mi hanno detto:
“Prof, glielo diciamo solo se ci carica in macchina e ci riporta davanti a scuola”.
“Va bene, aprite la portiera, dichiarate il nome e salite”.
Ora so il nome.
(Ho controllato: di sufficienze, lo studente in questione ne ha presa una sola in tutto l'anno, e ricordo anche di essermi insospettito durante la correzione. E comunque, per non avere il debito, dovrà presentarsi alla lavagna solo soletto... I due poco-studenti ora si vantano del titolo di Unici A Salire Sulla Macchina Del Prof, ma non credo che racconteranno il motivo per cui hanno ottenuto un così elevato privilegio)
Io ho insistito un po' e loro, pensando forse di propormi un patto che non avrei mai accettato, mi hanno detto:
“Prof, glielo diciamo solo se ci carica in macchina e ci riporta davanti a scuola”.
“Va bene, aprite la portiera, dichiarate il nome e salite”.
Ora so il nome.
(Ho controllato: di sufficienze, lo studente in questione ne ha presa una sola in tutto l'anno, e ricordo anche di essermi insospettito durante la correzione. E comunque, per non avere il debito, dovrà presentarsi alla lavagna solo soletto... I due poco-studenti ora si vantano del titolo di Unici A Salire Sulla Macchina Del Prof, ma non credo che racconteranno il motivo per cui hanno ottenuto un così elevato privilegio)
venerdì 11 maggio 2007
Nuovi strumenti didattici
“Ecco, vedete? Con questi esempi abbiamo capito che gli esponenziali sono infiniti di ordine superiore a qualsiasi potenza della n, e i fattoriali sono infiniti di ordine superiore a qualsiasi esponenziale”.
“Ho capito, prof! Le potenze sono i Saiyan, gli esponenziali i Super Saiyan e i fattoriali i Super Saiyan di secondo livello!”.
Effettivamente, non fa una piega.
“Ho capito, prof! Le potenze sono i Saiyan, gli esponenziali i Super Saiyan e i fattoriali i Super Saiyan di secondo livello!”.
Effettivamente, non fa una piega.
mercoledì 9 maggio 2007
Let's make sure history never forgets the name Enterprise
In seguito a un'associazione di idee che non saprei ricostruire questa mattina, in quinta, si è arrivati a parlare dell'antimateria:
“Prof, ma l'antimateria esiste davvero, come in Angeli e Demoni?”.
“Certo, ma non se ne possono produrre delle grosse quantità come dice il libro. E poi è molto instabile, si riesce a creare qualche particella per tempi brevissimi. E certamente non si può portare in giro dentro a un contenitore”.
“Però esplode?”.
“Ah, sì, quella parte è vera. Se una particella entra in contatto con la sua antiparticella tutta la materia si trasforma in energia, secondo la famosa formula E=mc2”.
“Però”.
“Del resto, la reazione materia-antimateria è quella che fornisce energia ai motori dell'Enterprise”.
Dopodiché fu il caos. C'era chi non sapeva cosa fosse Star Trek, chi lo conosce, chi lo segue, chi dice che è bello, chi dice che è brutto. A un certo punto uno di quelli che Star Trek lo conoscono mi domanda:
“Prof, ma se le dico psicostoria lei cosa risponde?”.
“Aah, Asimov, la Fondazione, naturalmente”.
“Benissimo, prof!”.
Mi chiedo cosa succederebbe se portassi a scuola questo, la prossima volta che ho lezione con loro.
“Prof, ma l'antimateria esiste davvero, come in Angeli e Demoni?”.
“Certo, ma non se ne possono produrre delle grosse quantità come dice il libro. E poi è molto instabile, si riesce a creare qualche particella per tempi brevissimi. E certamente non si può portare in giro dentro a un contenitore”.
“Però esplode?”.
“Ah, sì, quella parte è vera. Se una particella entra in contatto con la sua antiparticella tutta la materia si trasforma in energia, secondo la famosa formula E=mc2”.
“Però”.
“Del resto, la reazione materia-antimateria è quella che fornisce energia ai motori dell'Enterprise”.
Dopodiché fu il caos. C'era chi non sapeva cosa fosse Star Trek, chi lo conosce, chi lo segue, chi dice che è bello, chi dice che è brutto. A un certo punto uno di quelli che Star Trek lo conoscono mi domanda:
“Prof, ma se le dico psicostoria lei cosa risponde?”.
“Aah, Asimov, la Fondazione, naturalmente”.
“Benissimo, prof!”.
Mi chiedo cosa succederebbe se portassi a scuola questo, la prossima volta che ho lezione con loro.
lunedì 7 maggio 2007
Vedere la matematica
Una miniera di presentazioni visive di problemi matematici, da provare: The Wolfram Demonstration Project.
(via notiziole di .mau.)
(via notiziole di .mau.)
mercoledì 2 maggio 2007
100
Ebbene, ce l'hanno fatta. Da più di otto anni tre loschi individui pubblicano una rivista amatoriale di matematica ricreativa. Ogni mese esce un numero, e questo significa che ogni mese pensano, leggono, scrivono e (cosa non trascurabile) leggono il materiale che i lettori spediscono loro, per poi riorganizzarlo, riimpaginarlo, e pubblicarlo.
Amatoriale non significa, naturalmente, fatto coi piedi. Anzi, io sostengo che le cose fatte per passione siano decisamente migliori di quelle fatte perché ci pagano. E i tre loschi individui, nessuno li ha mai pagati...
Dunque auguri e complimenti, perché pochi minuti fa è arrivato, nella casella di posta degli abbonati, il numero 100.
Amatoriale non significa, naturalmente, fatto coi piedi. Anzi, io sostengo che le cose fatte per passione siano decisamente migliori di quelle fatte perché ci pagano. E i tre loschi individui, nessuno li ha mai pagati...
Dunque auguri e complimenti, perché pochi minuti fa è arrivato, nella casella di posta degli abbonati, il numero 100.
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