La scuola dal punto di vista di un prof di matematica
mercoledì 25 ottobre 2006
Standing ovation
I genitori remano contro: non avrei saputo dirlo meglio. Venerdì toccherà a me la riunione coi genitori degli alunni di seconda, speriamo bene...
4 commenti:
Anonimo
ha detto...
Non starò a commentare i complessi rapporti tra scuola e sport, men che mai il rapporto importanza/costo dei libri, e nemmanco l'impegno richiesto nelle lezioni. Sono troppo di parte, e i commenti sono deivertenti solo se sono almeno un po' contraddittori, no? Interrogo allora solo sul carico di lavoro a casa, perchè in effetti mi trovo a disagio, come genitore che non ha nessuna intenzione di remare contro. Mio figlio fa la terza media, scuola tempo pieno, dalle otto alle quattro dal lunedì a venerdì. Ha quasi sempre compiti da fare nei giorni infrasettimanalie, durante il weekend, necessita in genere di un giorno intero (sabato o domenica) per evadere il carico di compiti. Mio figlio probabilmente non è per niente bravo ad organizzarsi e anche un po' carente nelle capacità di concentrazione, però confesso che il carico globale mi stupisce. Più che altro, non mi riconosco per niente con i "compiti" dei miei tempi (classe 1958): io andavo a scuola solo al mattino, non mi ricordo d'aver mai impegnato più di mezz'ora per svolgere i compiti (magari un'ora, quando c'era da preparare un'interrogazione) e c'era la famosa regola "niente compiti per il lunedì". Le cose sono cambiate, mi sembra; come funziona, adesso? Ha davvero senso chiedere dei compiti a casa per ragazzi che escono da scuola alle quattro del pomeriggio? I prof si parlano, per valutare il carico globale di compiti assegnati, o si limitano ad assegnare i propri compiti senza consulto con i colleghi? E infine, solo per capire davvero, e senza alcun senso polemico, servono davvero, i compiti a casa? Io non ho mai fatto i "compiti per le vacanze", ad esempio, ma quest'anno ho dovuto studiare un piano d'attacco per fare in modo che il figlio riuscisse ad evadere tutto quanto richiestogli per l'estate. Una volta organizzato il lavoro, il risultato è stato: primi venti giorni di riposo assoluto; nulla da fare per i sabato e le domeniche, le feste comandate e per altri dieci giorni di mare; tutti gli altri giorni, il carico di lavoro oscillava dai trenta ai novanta minuti. Ripeto, non sto asserendo che sia sbagliato (non sono abbastanza competente per giudicare), dico solo che è davvero diverso da come ero abituato io. E a me la scuoal è sempre piaciuta, a mio figlio piace un po' meno... ma capire quale siano le cause e quali gli effetti, quello sì che è difficile...
Uh, Piotr, io davo per scontato (nel mio approvare i compiti a casa) che gli studenti in questione fossero a casa tutti i pomeriggi. Pensavo ai miei, in effetti, che di pomeriggi ne fanno uno solo. E che vengono a scuola dicendo che non sono riusciti a fare i compiti perché avevano allenamento dalle 15 alle 19. E pensavo a qualche genitore che giustifica gli scarsi rendimenti del figlio con frasi del tipo: "ma ha già tante altre cose da fare al pomeriggio".
Per quanto riguarda il tempo pieno, invece, penso che le cose siano diverse: in teoria il tempo impiegato a scuola al pomeriggio dovrebbe sostituire le attività a casa, no? (Per i miei figli, che fanno le elementari, è così di solito. Ogni tanto c'è qualche compito per casa, quasi sempre dato il martedì per il lunedì successivo).
Invece, il numero di genitori che remano contro aumenta... Ai nostri tempi un genitore non parlava mai male dei professori in presenza dei figli, adesso invece vedo che è un argomento all'ordine del giorno (lo vedo come genitore, ascoltando le chiacchiere delle mamme all'uscita della scuola, quando vado a prendere i miei figli).
E infine, per quanto riguarda i compiti delle vacanze: dai trenta ai novanta minuti al giorno mi sembra un po' tanto, hai ragione... Servono? Mah, se diluiti durante tutto il periodo delle vacanze io credo di sì, se fatti tutti nella settimana dal 2 al 9 di settembre invece, direi proprio di no. Poi qua si parla di statistiche e di grandi numeri, le eccezioni ci sono sempre. Ma tu non hai mai fatto compiti per le vacanze? Malissimo! Non dirlo a tuo figlio :-)
Ecco, una volta evasa la mia perplessità (e mi consola sentire che, beh, non sono del tutto bollito nel considerare un po' insolito i compiti serali per il tempo pieno), non credo di riuscire davvero a capire tutto il resto che ha originato il commento.
Ma davvero molti genitori vorrebbero, in buona sostanza, "meno scuola"? Davvero mancano del più elementare rispetto verso gli insegnanti?
Sai - molto egoisticamente parlando - perchè queste cose mi mettono tristezza? E' che mi fanno sentire vecchiotto, anche se non neppure toccato i cinquanta. Nella mia umbra cittadina di provincia, i prof erano i prof. Erano importanti, erano "coloro che sapevano" prima ancora di essere "coloro che insegnavano". Gente di cui era un vanto mostrarsi amici (almeno per le famiglie d'operaio come la mia), e gente cui chiedere consiglio per le cose importanti, prima fra tutte quella fondamentale "Cosa faccio fare a 'sto figlio?".
Adesso, con la scuola pubblica sempre più martoriata, con gli stipendi che se non sono prossimi alla soglia della poverta poco ci manca, sentire di gente che parla male dei prof perchè questi spocchiosi insegnanti non si rendono conto che loro figlio da grande deve diventare come Totti, mi lascia basito.
Non è più il singolo evento a scandalizzarmi, è proprio tutto il rapporto scuola/società che non capisco più, che è fuori dai miei valori.
Ebbene, è così. Lo vedo in qualità di genitore, alle riunioni delle scuole elementari frequentate dai miei figli, o durante le chiacchiere davanti alla porta della scuola quando vado, al pomeriggio, a prendere i pargoli. Tanti genitori (tante mamme...) che parlano male degli insegnanti, perché assegnano troppi compiti, perché danno valutazioni troppo basse! Il culmine c'è stato quando una mamma ha brontolato perché la maestra aveva messo, come giudizio sul comportamento, sufficiente in pagella alla propria figlia: secondo quella mamma il giudizio corretto sarebbe stato buono. Non è assurdo? Invece di domandarsi il motivo di tale giudizio (la figlia deve essere una vera peste, con probabilmente problemi comportamentali per meritarsi un giudizio così), la mamma ha brontolato. Quale messaggio passa ai figli, da parte di genitori così?
Io a questo mi riferivo... Se avessi tuo figlio a scuola, non mi preoccuperei molto dei compiti a casa: da un genitore che scrive per Rudi Mathematici possono venire solo stimoli positivi e arricchenti... Dalle mamme che non rispettano gli insegnanti non può venire nulla di buono, purtroppo.
E quindi, adesso, sono gli insegnanti a chiedere aiuto ai genitori, e non viceversa. Alla riunione di inizio anno di quarta elementare, l'anno scorso, le maestre hanno chiesto ai genitori di mettere in ordine per livello di importanza le varie attività dei loro figli. Se la famiglia viene al primo posto, hanno detto, la scuola dovrebbe venire al secondo, non all'ultimo. Chi mai si sarebbe sognato di ascoltare un discorso del genere quando dietro ai banchi c'eravamo noi?
4 commenti:
Non starò a commentare i complessi rapporti tra scuola e sport, men che mai il rapporto importanza/costo dei libri, e nemmanco l'impegno richiesto nelle lezioni. Sono troppo di parte, e i commenti sono deivertenti solo se sono almeno un po' contraddittori, no?
Interrogo allora solo sul carico di lavoro a casa, perchè in effetti mi trovo a disagio, come genitore che non ha nessuna intenzione di remare contro. Mio figlio fa la terza media, scuola tempo pieno, dalle otto alle quattro dal lunedì a venerdì. Ha quasi sempre compiti da fare nei giorni infrasettimanalie, durante il weekend, necessita in genere di un giorno intero (sabato o domenica) per evadere il carico di compiti.
Mio figlio probabilmente non è per niente bravo ad organizzarsi e anche un po' carente nelle capacità di concentrazione, però confesso che il carico globale mi stupisce. Più che altro, non mi riconosco per niente con i "compiti" dei miei tempi (classe 1958): io andavo a scuola solo al mattino, non mi ricordo d'aver mai impegnato più di mezz'ora per svolgere i compiti (magari un'ora, quando c'era da preparare un'interrogazione) e c'era la famosa regola "niente compiti per il lunedì". Le cose sono cambiate, mi sembra; come funziona, adesso? Ha davvero senso chiedere dei compiti a casa per ragazzi che escono da scuola alle quattro del pomeriggio? I prof si parlano, per valutare il carico globale di compiti assegnati, o si limitano ad assegnare i propri compiti senza consulto con i colleghi? E infine, solo per capire davvero, e senza alcun senso polemico, servono davvero, i compiti a casa? Io non ho mai fatto i "compiti per le vacanze", ad esempio, ma quest'anno ho dovuto studiare un piano d'attacco per fare in modo che il figlio riuscisse ad evadere tutto quanto richiestogli per l'estate. Una volta organizzato il lavoro, il risultato è stato: primi venti giorni di riposo assoluto; nulla da fare per i sabato e le domeniche, le feste comandate e per altri dieci giorni di mare; tutti gli altri giorni, il carico di lavoro oscillava dai trenta ai novanta minuti.
Ripeto, non sto asserendo che sia sbagliato (non sono abbastanza competente per giudicare), dico solo che è davvero diverso da come ero abituato io. E a me la scuoal è sempre piaciuta, a mio figlio piace un po' meno... ma capire quale siano le cause e quali gli effetti, quello sì che è difficile...
Uh, Piotr, io davo per scontato (nel mio approvare i compiti a casa) che gli studenti in questione fossero a casa tutti i pomeriggi. Pensavo ai miei, in effetti, che di pomeriggi ne fanno uno solo. E che vengono a scuola dicendo che non sono riusciti a fare i compiti perché avevano allenamento dalle 15 alle 19. E pensavo a qualche genitore che giustifica gli scarsi rendimenti del figlio con frasi del tipo: "ma ha già tante altre cose da fare al pomeriggio".
Per quanto riguarda il tempo pieno, invece, penso che le cose siano diverse: in teoria il tempo impiegato a scuola al pomeriggio dovrebbe sostituire le attività a casa, no? (Per i miei figli, che fanno le elementari, è così di solito. Ogni tanto c'è qualche compito per casa, quasi sempre dato il martedì per il lunedì successivo).
Invece, il numero di genitori che remano contro aumenta... Ai nostri tempi un genitore non parlava mai male dei professori in presenza dei figli, adesso invece vedo che è un argomento all'ordine del giorno (lo vedo come genitore, ascoltando le chiacchiere delle mamme all'uscita della scuola, quando vado a prendere i miei figli).
E infine, per quanto riguarda i compiti delle vacanze: dai trenta ai novanta minuti al giorno mi sembra un po' tanto, hai ragione... Servono? Mah, se diluiti durante tutto il periodo delle vacanze io credo di sì, se fatti tutti nella settimana dal 2 al 9 di settembre invece, direi proprio di no. Poi qua si parla di statistiche e di grandi numeri, le eccezioni ci sono sempre. Ma tu non hai mai fatto compiti per le vacanze? Malissimo! Non dirlo a tuo figlio :-)
Ecco, una volta evasa la mia perplessità (e mi consola sentire che, beh, non sono del tutto bollito nel considerare un po' insolito i compiti serali per il tempo pieno), non credo di riuscire davvero a capire tutto il resto che ha originato il commento.
Ma davvero molti genitori vorrebbero, in buona sostanza, "meno scuola"? Davvero mancano del più elementare rispetto verso gli insegnanti?
Sai - molto egoisticamente parlando - perchè queste cose mi mettono tristezza? E' che mi fanno sentire vecchiotto, anche se non neppure toccato i cinquanta. Nella mia umbra cittadina di provincia, i prof erano i prof. Erano importanti, erano "coloro che sapevano" prima ancora di essere "coloro che insegnavano". Gente di cui era un vanto mostrarsi amici (almeno per le famiglie d'operaio come la mia), e gente cui chiedere consiglio per le cose importanti, prima fra tutte quella fondamentale "Cosa faccio fare a 'sto figlio?".
Adesso, con la scuola pubblica sempre più martoriata, con gli stipendi che se non sono prossimi alla soglia della poverta poco ci manca, sentire di gente che parla male dei prof perchè questi spocchiosi insegnanti non si rendono conto che loro figlio da grande deve diventare come Totti, mi lascia basito.
Non è più il singolo evento a scandalizzarmi, è proprio tutto il rapporto scuola/società che non capisco più, che è fuori dai miei valori.
E mi sento vecchio, pensa che roba.
Ebbene, è così. Lo vedo in qualità di genitore, alle riunioni delle scuole elementari frequentate dai miei figli, o durante le chiacchiere davanti alla porta della scuola quando vado, al pomeriggio, a prendere i pargoli. Tanti genitori (tante mamme...) che parlano male degli insegnanti, perché assegnano troppi compiti, perché danno valutazioni troppo basse! Il culmine c'è stato quando una mamma ha brontolato perché la maestra aveva messo, come giudizio sul comportamento, sufficiente in pagella alla propria figlia: secondo quella mamma il giudizio corretto sarebbe stato buono. Non è assurdo? Invece di domandarsi il motivo di tale giudizio (la figlia deve essere una vera peste, con probabilmente problemi comportamentali per meritarsi un giudizio così), la mamma ha brontolato. Quale messaggio passa ai figli, da parte di genitori così?
Io a questo mi riferivo... Se avessi tuo figlio a scuola, non mi preoccuperei molto dei compiti a casa: da un genitore che scrive per Rudi Mathematici possono venire solo stimoli positivi e arricchenti... Dalle mamme che non rispettano gli insegnanti non può venire nulla di buono, purtroppo.
E quindi, adesso, sono gli insegnanti a chiedere aiuto ai genitori, e non viceversa. Alla riunione di inizio anno di quarta elementare, l'anno scorso, le maestre hanno chiesto ai genitori di mettere in ordine per livello di importanza le varie attività dei loro figli. Se la famiglia viene al primo posto, hanno detto, la scuola dovrebbe venire al secondo, non all'ultimo. Chi mai si sarebbe sognato di ascoltare un discorso del genere quando dietro ai banchi c'eravamo noi?
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