“Il terzo canto dell'Inferno è il canto di Caronte, ma è anche il canto della porta infernale”.
“Quella con l'iscrizione famosa”.
“Lei. Che si presenta in maniera solenne, utilizzando ancora una volta il numero tre”.
“Ah. Fammi ripassare…”.
“Eh, sì, la porta dichiara che attraverso di lei si va 1) nella città dolente, 2) ne l'etterno dolore, 3) tra la perduta gente”.
“Giusto”.
“E in più la porta dice di essere stata costruita da 1) la divina podestate, 2) la somma sapienza, 3) il primo amore”.
“Cioè dalla Trinità”.
“Esatto. Il tre è un numero bello, e poi c'è quel dualismo tra bene e male che tornerà anche più avanti”.
“A Dante piacevano le simmetrie”.
“Molto. Poi c'è un accenno all'infinito: prima di lei non fu creato nulla, se non cose eterne, e la porta stessa dura in eterno. C'è un tempo, prima della porta, in cui vengono create le cose che durano per l'eternità, e — immagino, non c'è scritto esplicitamente — un tempo dopo la porta in cui vengono costruite le cose che invece non durano per sempre. Un mondo perfetto e un mondo imperfetto, e la porta sembra segnare il passaggio da uno all'altro”.
“Ok”.
“Poi, dopo la bella descrizione di Caronte, c'è un punto che parla di fenomeni naturali”.
“Ah, e cioè?”.
“Terremoti, e venti”.
“Insieme?”.
“Sì, perché la scienza medievale pensava che i terremoti fossero causati dal vento”.
“Ah”.
“O, meglio, questa del vento era una delle tante teorie, abbracciata da Aristotele che scrive, nella sua Meteorologica, che la terra è infatti in sé secca, ma poiché contiene, a causa delle piogge, una grande quantità di umido, quando è riscaldata dal sole o dal calore in essa contenuto produce una grande quantità di soffio sia all’interno che all’esterno; ed esso o penetra interamente all’interno, o si effonde all’esterno, o si distribuisce in entrambe le direzioni”.
“Il soffio, cioè il vento”.
“Sì, il calore del sole produce quello che lui chiama vapore secco, che si insinua nella terra (cioè nell'intestino della terra), producendo i terremoti. Immagina il vento che proviene dalle viscere della terra come un vento che proviene da un vero intestino”.
“Che schifo”.
“Esattamente: e questo è il motivo per cui dopo i terremoti ci sono le pestilenze. Colpa di quel vento malsano”.
“Tutto torna, peccato che non sia vero”.
“Già. Qui si vede la mancanza del metodo scientifico, che si è sviluppato in seguito, quando i tempi erano più maturi. Questo non vuol dire che la scienza nel medioevo fosse inesistente, o inventata senza criterio. Lascio spiegare questo fatto a qualcuno che lo sa fare bene:”.
Ogni oggetto materiale era considerato come la figurazione di qualcosa che gli corrispondeva su un piano più elevato e che diventava così il suo simbolo. Il simbolismo era universale, e il pensare era una continua scoperta di significati nascosti, una costante "ierofania".
“Chi l'ha scritto?”.
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