martedì 30 novembre 2010
lunedì 29 novembre 2010
domenica 21 novembre 2010
Le meraviglie della termodinamica
Thermodynamics is a funny subject. The first time you go through it, you don't understand it at all. The second time you go through it, you think you understand it, except for one or two small points. The third time you go through it, you know you don't understand it, but by that time you are so used to it, it doesn't bother you any more.
Arnold Johannes Sommerfeld
(Visto su facebook)
Arnold Johannes Sommerfeld
(Visto su facebook)
martedì 9 novembre 2010
Neal Stephenson — Anathem
Versione breve: leggetelo, è bellissimo.
Versione lunga: per prima cosa, non leggete i commenti in seconda e in quarta di copertina, sono pieni di spoiler.
Detto questo, provo a spiegare che cosa sia questo romanzo, senza rivelare niente. È stato diviso in due volumi per comodità della casa editrice, suppongo, ma l'originale è uscito in un volume unico. La copertina della versione inglese mostra il profilo di quello che sembra essere un monaco nell'atto di salire una scala, ma il nerd che è in noi non può fare a meno di notare l'analemma che è sovrapposto al nome dell'autore.
Le due copertine della versione italiana non sono, invece, molto significative. Vabbè, ringraziamo la Rizzoli comunque per aver tradotto quest'opera, anche se non potrà mai essere perdonata per non aver tradotto il terzo volume del Ciclo Barocco.
Neal Stephenson è un genio: riesce a scrivere opere coinvolgenti e per niente banali, in cui mescola stili diversi che rendono difficile la classificazione dei suoi romanzi. Questo, per esempio, in una prima approssimazione potremmo definirlo di fantascienza.
Quello che sto per dire viene spiegato nella prefazione, scritta dall'autore, o nelle prime pagine del libro, quindi potete leggere tranquillamente.
In un mondo che assomiglia alla terra, ma che non è la terra, scienza e tecnologia sono tenute il più possibile separate. Gli uomini di scienza, i pensatori, gli studiosi (chiamati avout nella lingua di quel mondo) vivono in strutture che assomigliano a monasteri: sono circondati da mura, sono separati dal mondo esterno, e non hanno comunicazione con esso. Sono perlopiù autosufficienti anche se, in qualche raro caso, è necessaria la consulenza o l'opera di qualche esperto esterno. Questi monasteri si chiamano mat (in originale, math). Il mondo matico è separato dal mondo esterno nel senso che nessuno, di regola, può attraversare le mura e andare nell'altro mondo. Esistono però gradi di separazione diversi: il gruppo degli unariani, per esempio, vive in mat i cui cancelli vengono aperti una volta all'anno, per dieci giorni. Durante quella specie di capodanno gli avout possono uscire e visitare il mondo esterno, e analogamente gli esterni (detti extramuros) possono visitare il mat. I decenariani, invece, aprono le loro porte solo ogni dieci anni. I centenariani addirittura ogni cento anni, per non parlare dei mitici millenariani che, finora, hanno aperto le loro porte solo tre volte.
Una piccola parentesi sulla lingua: dice l'autore che i neologismi che si trovano nel libro sono delle specie di traduzioni dalla lingua originale del mondo in cui è ambientata la storia all'inglese (e, per noi, dall'inglese all'italiano). Sono parole che sono state create in modo da dare al lettore delle suggestioni, delle sensazioni.
Per esempio, l'insieme dei giganteschi edifici (mat) che accolgono i vari avout, suddivisi per gruppi (unariani, decenariani, eccetera) si chiama concento. Ci ho messo una cinquantina di pagine per cogliere la doppia analogia con convento e con concentramento. In effetti questa faccenda dei neologismi all'inizio mi ha dato un po' fastidio, temevo che avrei subito dimenticato il significato e che non avrei capito niente nella lettura. Non è così, invece: dopo un po' ci si immerge nel mondo e sembra di essere a casa propria.
Bene, questo è l'inizio. Non vado avanti ulteriormente per non rivelare nulla della trama. Però posso ugualmente provare a spiegare perché questo libro mi è piaciuto.
Per esempio, è un libro sul platonismo.
Vi è piaciuto Godel, Escher, Bach. Un'eterna ghirlanda brillante, di Hofstadter? Siete rimasti affascinati dalle tecniche tipografiche/sintattiche di elaborazione dei teoremi dell'aritmetica? Del fatto che le cose funzionino anche senza la necessità che le stringhe dell'aritmetica abbiano un significato reale? Vi siete magari detti che non è vero, che quelle cose lì un significato ce l'hanno? Vi siete spinti, addirittura, a pensare che gli oggetti matematici possano avere un'esistenza reale?
Magari avete letto anche La mente nuova dell'imperatore, di Roger Penrose, il quale la pensa in modo oserei dire opposto rispetto a Hofstadter? E che suggerisce il fatto che la nostra coscienza sia legata alle strane proprietà che ci vengono raccontate dalla meccanica quantistica?
E, a proposito di meccanica quantistica, come vi ponete rispetto all'interpretazione a molti mondi?
Stephenson riesce ad inserire tutte queste cose in un romanzo che, comunque, rimane di fantascienza. Con, in alcuni momenti, un po' di sapore steampunk.
A poco a poco si capirà perché, in passato, è stato necessario separare il mondo matico da quello prassico (cioè gli scienziati dai tecnici), e si esploreranno le conseguenze di questo fatto. E basta così, non voglio raccontare di più.
Leggetelo, che è bello.
Versione lunga: per prima cosa, non leggete i commenti in seconda e in quarta di copertina, sono pieni di spoiler.
Detto questo, provo a spiegare che cosa sia questo romanzo, senza rivelare niente. È stato diviso in due volumi per comodità della casa editrice, suppongo, ma l'originale è uscito in un volume unico. La copertina della versione inglese mostra il profilo di quello che sembra essere un monaco nell'atto di salire una scala, ma il nerd che è in noi non può fare a meno di notare l'analemma che è sovrapposto al nome dell'autore.
Le due copertine della versione italiana non sono, invece, molto significative. Vabbè, ringraziamo la Rizzoli comunque per aver tradotto quest'opera, anche se non potrà mai essere perdonata per non aver tradotto il terzo volume del Ciclo Barocco.
Neal Stephenson è un genio: riesce a scrivere opere coinvolgenti e per niente banali, in cui mescola stili diversi che rendono difficile la classificazione dei suoi romanzi. Questo, per esempio, in una prima approssimazione potremmo definirlo di fantascienza.
Quello che sto per dire viene spiegato nella prefazione, scritta dall'autore, o nelle prime pagine del libro, quindi potete leggere tranquillamente.
In un mondo che assomiglia alla terra, ma che non è la terra, scienza e tecnologia sono tenute il più possibile separate. Gli uomini di scienza, i pensatori, gli studiosi (chiamati avout nella lingua di quel mondo) vivono in strutture che assomigliano a monasteri: sono circondati da mura, sono separati dal mondo esterno, e non hanno comunicazione con esso. Sono perlopiù autosufficienti anche se, in qualche raro caso, è necessaria la consulenza o l'opera di qualche esperto esterno. Questi monasteri si chiamano mat (in originale, math). Il mondo matico è separato dal mondo esterno nel senso che nessuno, di regola, può attraversare le mura e andare nell'altro mondo. Esistono però gradi di separazione diversi: il gruppo degli unariani, per esempio, vive in mat i cui cancelli vengono aperti una volta all'anno, per dieci giorni. Durante quella specie di capodanno gli avout possono uscire e visitare il mondo esterno, e analogamente gli esterni (detti extramuros) possono visitare il mat. I decenariani, invece, aprono le loro porte solo ogni dieci anni. I centenariani addirittura ogni cento anni, per non parlare dei mitici millenariani che, finora, hanno aperto le loro porte solo tre volte.
Una piccola parentesi sulla lingua: dice l'autore che i neologismi che si trovano nel libro sono delle specie di traduzioni dalla lingua originale del mondo in cui è ambientata la storia all'inglese (e, per noi, dall'inglese all'italiano). Sono parole che sono state create in modo da dare al lettore delle suggestioni, delle sensazioni.
Per esempio, l'insieme dei giganteschi edifici (mat) che accolgono i vari avout, suddivisi per gruppi (unariani, decenariani, eccetera) si chiama concento. Ci ho messo una cinquantina di pagine per cogliere la doppia analogia con convento e con concentramento. In effetti questa faccenda dei neologismi all'inizio mi ha dato un po' fastidio, temevo che avrei subito dimenticato il significato e che non avrei capito niente nella lettura. Non è così, invece: dopo un po' ci si immerge nel mondo e sembra di essere a casa propria.
Bene, questo è l'inizio. Non vado avanti ulteriormente per non rivelare nulla della trama. Però posso ugualmente provare a spiegare perché questo libro mi è piaciuto.
Per esempio, è un libro sul platonismo.
Vi è piaciuto Godel, Escher, Bach. Un'eterna ghirlanda brillante, di Hofstadter? Siete rimasti affascinati dalle tecniche tipografiche/sintattiche di elaborazione dei teoremi dell'aritmetica? Del fatto che le cose funzionino anche senza la necessità che le stringhe dell'aritmetica abbiano un significato reale? Vi siete magari detti che non è vero, che quelle cose lì un significato ce l'hanno? Vi siete spinti, addirittura, a pensare che gli oggetti matematici possano avere un'esistenza reale?
Magari avete letto anche La mente nuova dell'imperatore, di Roger Penrose, il quale la pensa in modo oserei dire opposto rispetto a Hofstadter? E che suggerisce il fatto che la nostra coscienza sia legata alle strane proprietà che ci vengono raccontate dalla meccanica quantistica?
E, a proposito di meccanica quantistica, come vi ponete rispetto all'interpretazione a molti mondi?
Stephenson riesce ad inserire tutte queste cose in un romanzo che, comunque, rimane di fantascienza. Con, in alcuni momenti, un po' di sapore steampunk.
A poco a poco si capirà perché, in passato, è stato necessario separare il mondo matico da quello prassico (cioè gli scienziati dai tecnici), e si esploreranno le conseguenze di questo fatto. E basta così, non voglio raccontare di più.
Leggetelo, che è bello.
giovedì 4 novembre 2010
lunedì 1 novembre 2010
Il Cieco del Non-Spazio
Questo mese Urania Collezione propone un ottimo romanzo di Bob Shaw, Il Cieco del Non-Spazio. Dategli un'occhiata, se non lo conoscete.
Nei suoi romanzi, Bob Shaw inserisce sempre oggetti inventati da lui che poi saranno importanti nello sviluppo della trama. In questo romanzo sono i quasiocchi, che permetteranno al protagonista di…
Nei suoi romanzi, Bob Shaw inserisce sempre oggetti inventati da lui che poi saranno importanti nello sviluppo della trama. In questo romanzo sono i quasiocchi, che permetteranno al protagonista di…
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