“Oh, cos'è?”.
“Mi sto divertendo a piegare fogli di carta”.
“Ah, fai degli origami?”.
“Mh, no, niente di complicato. Mi stavo chiedendo come funziona la piegatura di una strisciolina di carta”.
“Non ti basta semplicemente piegarla, vero?”.
“Eh eh, sì, mi basterebbe anche. Però, vedi, se cominci a piegarla più volte saltano fuori delle belle forme, e allora uno vorrebbe provare a capire cosa c'è sotto”.
“Capirai”.
“Non è facile vedere le cose in tre dimensioni, e questo è un bell'esercizio”.
“Ah, vedo. Quindi, cos'hai scoperto?”.
“Beh, per prima cosa una striscia di carta è definita dai suoi due bordi”.
“E fin qua ci siamo”.
“Poi, vedi che per piegare la striscia si deve effettuare una rotazione intorno alla piega”.
“Sì. Io faccio però fatica a capire cosa si può fare e cosa non si può fare, quando si piega della carta”.
“Cioè?”.
“Il problema è che la carta non è rigida, ma non è nemmeno gomma. Quindi ci sono movimenti che sono permessi, e movimenti che invece non sono permessi”.
“Esatto, puoi piegarla ma non puoi allungarla o accorciarla. Puoi fare rotazioni, ma le lunghezze dei segmenti devono rimanere invariate”.
“Sì, la teoria è abbastanza semplice. Il difficile qua è vedere quello che succede. Per esempio, di quanto risulta inclinata la striscia dopo la piega?”.
“Ah, ottima domanda. Come faresti per rispondere?”.
“Eh, qui sta il punto. Io prenderei in mano una striscia vera e proverei”.
“Ottimo inizio: c'è chi si diverte a fare geometria senza figure, ma noi non siamo tra questi”.
“Meno male. Però, dopo aver giocato con la carta, non saprei andare avanti”.
“Bisognerebbe riuscire a passare dalla figura tridimensionale a una figura bidimensionale, così le cose diventerebbero molto più semplici”.
“Ah, certo. Però, ora che ci penso, se faccio una piega completa arrivo a una figura bidimensionale…”.
“Vai avanti”.
“Il foglio iniziale è piano, no? Poi lo piego, e non rimango più su un piano. Ma se la piega compie una rotazione di 180 gradi…”.
“Ottimo, concludi”.
“Se la piega consiste in una rotazione di 180 gradi, il risultato finale è ancora un piano. Schiaccio il foglio su sé stesso.”.
“Giusto”.
“Ora dovrei capire come risulta la figura finale, però”.
“Hai già capito molto: hai detto che ruoti di 180 gradi intorno a un asse”.
“Sì”.
“E questo è come dire che stai facendo una simmetria assiale”.
“Mh, suppongo di sì, sì. A dir la verità, non mi risulta facile nemmeno vedere come funziona una simmetria di una retta rispetto a un'altra retta”.
“Beh, questo è molto semplice: l'angolo formato tra le due rette non cambia”.
“Ah, già, vedo. La retta blu viene trasformata nella retta rossa, vero? I due angoli formati dalle due rette con l'asse di simmetria non cambiano”.
“Sì. Naturalmente puoi anche dire che è la retta rossa che viene trasformata nella retta blu”.
“Giusto, certo. Posso piegare il foglio da sopra a sotto o da sotto a sopra, non importa”.
“Ok. Ora ti mostro l'applicazione di questa semplice regola a una striscia di carta”.
“Oh, quanti colori”.
“Sì, potevo fare ricorso a una maggiore sobrietà. Però così si distinguono tutte le parti”.
“Ok, vedo la striscia verticale”.
“Esatto”.
“Che poi viene piegata lungo la linea tratteggiata. Riconosco anche gli angoli uguali come mi hai fatto vedere prima, sono quelli verdi”.
“Molto bene”.
“Poi ci sono altri angoli, però”.
“Sì, qui ho fatto un passo avanti. Se la piega fosse perpendicolare ai bordi della striscia, si avrebbe una figura poco interessante: la striscia si ripiegherebbe completamente su sé stessa, e tanti saluti allo studio degli angoli”.
“Ok”.
“Allora la domanda è: se la piega è inclinata, rispetto all'orizzontale, di un certo angolo…”.
“Quello evidenziato di rosso, giusto?”.
“Proprio quello. Se la piega è inclinata, rispetto all'orizzontale, dell'angolo colorato di rosso, di quanto risulta inclinata la striscia?”.
“Non è una risposta facile, mi pare”.
“Diventa facile se osservi una sola cosa: l'angolo rosso e l'angolo verde sono legati da una certa relazione”.
“Uhm. Vedo un triangolo che li contiene entrambi”.
“Esatto”.
“Ah! Un triangolo rettangolo! Quindi l'angolo rosso e quello verde sono complementari”.
“Giusto, e adesso tutti gli angoli segnati in figura dovrebbero essere evidenti”.
“Lo sono, sì. Hai tracciato, in grigio, la perpendicolare all'asse di simmetria, quindi ecco un altro angolo retto, ed ecco i due angoli complementari”.
“Ecco fatto, quindi”.
“Mi pare, allora, che l'angolo con cui la striscia viene deviata, per così dire, sia il doppio dell'angolo rosso”.
“Ed è così”.
“E adesso?”.
“Adesso facciamo un nodo”.