mercoledì 27 febbraio 2008

Ermeneutica della metafora dello scalatore

Non bisogna stupirsi mai di nulla: loro ascoltano.

11 commenti:

  1. Anonimo3:38 PM

    Giusto un pochino di retorica, eh. Ma proprio un pelino. :)

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  2. Ciò che è retorica per un vecchio potrebbe essere entusiasmo per un giovane...

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  3. Già, matematica e filosofia, un connubbio tanto insolito quanto un giovane che "perda tempo" a parlarne.

    Che strano mondo.

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  4. Matematica e filosofia sono più vicine di quanto tu pensi. Per dirne una, Cantor identificava l'infinito assoluto con Dio.

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  5. Anche quel genio di Cantor ha preso talvolta una CANTOnata.

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  6. Infatti, più che nell'infinito, io lo vedrei nella distribuzione dei numeri primi.

    Certo che anche la classe di tutte le classi non è male.

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  7. ci vedo meglio Riemann.

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  8. Anonimo8:44 PM

    Continuo a pensarle molto distanti.
    Sicuramente non è un rapporto così bilanciato e biunivoco: si può far filosofia sulla matematica, ma riuscire a fare il contrario è tutt'un'altra cosa.

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  9. Prova a dare un'occhiata qui, per avere un'idea di cosa si possa fare...

    (Poi, comunque, rimane vero il fatto che si possa fare filosofia su tutto, come dice la barzelletta sui filosofi :-) )

    (La barzelletta dice questo:

    un fisico sperimentale è lo scienziato più costoso. Ha bisogno di costosi laboratori, strumenti, acceleratori di particelle, cose così.

    Un fisico teorico, invece, ha bisogno soltanto di un terminale collegato a un supercalcolatore in qualche parte del mondo, carta, penna, cestino.

    Un matematico, poi, ha bisogno soltanto di carta, penna, cestino.

    Coi filosofi si può risparmiare il costo del cestino.)

    (Mi perdonino i filosofi :-) )

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  10. Anonimo9:29 PM

    Però, niente male il link.
    E nemmeno la barza.

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